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Hiroshi Sugimoto – Stop Time (Modena, 25-04-2015)

Creato il 18 maggio 2015 da Maxscorda @MaxScorda

18 maggio 2015 Lascia un commento

Hiroshi Sugimoto-1
A meta’ del periodo espositivo, lo dico perche’ c’e’ tempo sino al 7 Giugno 2015 , si torna alla "Fondazione Fotografia Modena" per vedere Hiroshi Sugimoto. Fotografo giapponese classe 1948, ex esperto d’arte convertito alla fotografia. Tante le serie fotografiche da lui prodotte dalla meta’ degli anni ’70 e tutte con al centro il Tempo, o meglio diverse accezioni di atemporalita’ o come sintetizza il titolo della mostra, stop-time appunto.
Sugimoto non e’ fotografo da attimo colto, al contrario e’ un artista alla ricerca della quiete assoluta, la quiete pre e post esistenza umana cioe’ della capacita’ di cogliere l’essenza di tempo, perche’ senza cognizione il tempo si annulla, anzi cessa semplicemente di esistere. In fondo, filosofia a parte, la distinzione tra fotografia e fotogramma espressa da Deleuze si adatta perfettamente a Sugimoto, laddove se il fotogramma e’ parte di un insieme definito da istanti antecedenti e successivi, la fotografia e’ un punto nullo senza tempo e senza storia.
Tutto il lavoro di Sugimoto e’ permeato da questa immobilita’, anzi dell’immobilita’ ha fatto l’essenza dalla propria cifra stilistica. Pensiamo agli Seascapes, orizzonti marini di un mondo ai suoi albori o forse alla sua fine, totale assenza di vita e di energia, un grande corpo placido e in equilibrio.
Ancor piu’ evidente il distacco tra istante e assenza, nei grandi teatri statunitensi nei quali la luce abbagliante dello schermo, scollega spettacolo da spettatore, o basti vedere i ritratti impossibili dei grandi personaggi del passato coi manichini di Madame Tussauds, non piu’ sculture ma simulacri di un tempo ancora una volta annullato, anzi ricombinato.
Hiroshi Sugimoto-2
Lo stesso dicasi delle serie pseudo naturalistiche di una natura neppure colta in un istante zero ma totalmente reinventata percio’ realmente inesistente. E cosa rappresenta meglio l’istante zero della fotografia se non i primi esperimenti di William Henry Fox Talbot, rifotografati e ripubblicati. E quale attimo e’ piu’ attimo dell’energia elettrica ad impressionare direttamente la pellicola fotografica.
Il tutto all’insegna di un minimalismo che fa dell’essenzialita’ non un riassunto ma una perfetta definizione, l’estetica sublime di cio’ che nella sia sintesi trova il miglior riscontro.
Ad avvalorare e impreziosire immagini dal gia’ forte impatto visivo, la qualita’ delle stampe, finalmente non digitali ma ai sali d’argento e il grande formato che nell’annullamento temporale esalta lo spazio.
Pur restando sempre in ambiti colti e fotografi di chiara fama, ho trovato le ultime mostre un po’ al ribasso, almeno per cio’ che sono le mie preferenze, qui invece ampiamente soddisfatte dove la sola mancanza, se cosi’ vogliamo dire, e’ sul numero di opere che dipendera’ anche dal piacere, ma se ne sarebbero volute molto di piu’.

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